Mediterraneo: la serie del Viaggio
Rischiare la vita e tentare di sopravvivere é la quotidiana esperienza dei migranti che provano a salire sui camion merci a Calais, per riuscire ad attraversare il canale della Manica e arrivare in una qualche terra.
Quotidianamente Claude, uomo senza nome, deve farsi merce, deve diventare carne, scatole, mattoni, materiale edile all’interno di un camion. Deve mimetizzarsi per essere realmente libero di muoversi attraverso dei confini che abbiamo noi arbitrariamente segnato. Claude, Côte d’Ivoire, 34 ans fa parte di una serie di opere che indagano i confini geografici, il viaggio, l’emigrazione. La palma è in qualche modo testimone naturale di un cammino, simbolo che ha oltrepassato secoli, varcato confini e migrato tra le culture: dall’oriente sasanide alla cultura romana, da questa a quella cristiana. Il cammino e la migrazione sono ciò che ha reso possibile il sedimentarsi di questo simbolo nell’iconografia artistica come attributo del martirio, della rinascita e della possibilità di riemersione attraverso il sacrificio e la morte.
Si credeva che la palma germogliasse inverosimilmente nell’attimo stesso della sua morte. I migranti, a volte, sono palme: sopravvivono incredibilmente alla morte, sacrificano affetti, legami, corpi, denaro residuo, per affidarsi all’idea di una possibile rinascita altrove. A volte, come le palme, muoiono, ma senza germogliare. Più che il colore dei germogli, resta l’immagine tetra dei loro vestiti, delle scarpe come tracce del loro cammino.
Com’è possibile che le merci e i materiali sono liberi di attraversare le frontiere e i confini, e invece le persone non possono?
testo di Michele Tiberio e Giuseppina Vara